Imparare a riconoscere i contesti e cercare di gestirli fa parte della scuola della vita, e gli Dei dentro di noi (cfr Theogramma) sono a disposizione per questo, si possono attivare in funzione del contesto in cui si sta agendo: se si sta incontrando un giudice si attiveranno Dei diversi da quelli che il giudice attiverà per discutere la causa, se si incontra il compagno o la compagna di cui si è innamorati, si attiveranno Dei e Dee diversi da quelli che si attivano durante un’interrogazione o un esame universitario, anche se il mal di pancia, la sensazione di vertigine e la paura di sbagliare possono sembrare simili.
Irrigidirsi nel proprio carattere, irrigidirsi nel genere, nelle proprie soluzioni è paralizzante allo stesso modo del suo contrario: essere troppo liquido e senza altri confini se non quelli in cui gli argini ci possono confinare. Entrambe queste due condizioni sono definite “essere preda dell’Ombra”. Ci sono due ombre: quella con cui si oscurano gli altri e quella in cui ci si nasconde fino a scomparire. Queste due condizioni sono certamente figlie del modo con cui ognuno ha attraversato l’oceano del dolore e quello del desiderio, in cui non ha imparato a gestire il vento e le onde dei propri incontri. Siccome nei primi anni di vita non si è proprietari del proprio paesaggio e non si riesce ancora a governare il proprio piccolo mondo da soli, sarebbe meglio essere gentili con se stessi, cercare di giudicarsi poco ed avere un atteggiamento di scoperta invece che di rimprovero o rimpianto.
Nelle varie fasi della vita sono necessari Dee e Dei differenti, e spesso alcuni restano in disparte per attivarsi poi al momento giusto. Si attiverà il proprio Apollo per soddisfare i genitori ed essere splendidi da ragazzi, sarà invece Zeus ad entrare in funzione se si dovrà coordinare un gruppo di lavoro, e in una vacanza avventurosa si andrà preferibilmente con lo spirito di un Ares, o se si scopre la natura sarà Artemide a prendere spazio.
Sapere di poter conoscere gli Dei dentro di sé può aiutare a cogliere il bello dell’ombra, a non esserne preda: un paesaggio senza ombra è morto, non ha profondità, non allude e non esprime, manca della spinta a conoscere, ma esserne preda intrappola. Conoscere l’Ombra può aiutare a tenere sotto controllo il pessimismo oscuro della Ecate interna, chiedendo aiuto alle parti sagge e curiose di un Hermes altrettanto consapevole del peso del destino, ma più capace di entrare in contatto con il mondo. Magari questo Dio (Hermes) aiuterà a trovare mediazioni e soluzioni che la vecchia Dea detronizzata (Ecate) non riesce a vedere, ma sarà anche abile a riconoscere quando l’altro intuisce la nostra debolezza e vuole approfittarne.