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L’attore che sono io

L’attore che sono io. (il “public speaking” secondo il Teatro dell’Anima)

Perché imparare a parlare in pubblico.

Il personaggio che il teatro mette in scena é un diaframma fra il proprio sè e la rappresentazione, che “in quanto altro da sé, non é quello che io sono”.
Che succede se quel personaggio “sono io” senza altri diaframmi, “sono io” il soggetto che si espone e esprime i suoi pensieri, le sue intenzioni, le sue specialità?

Il percorso per poter parlare in pubblico parte sempre da una presa di consapevolezza del proprio corpo in relazione all’altro, é questo che aiuterà “l’attore dentro di sé” a costruire il suo testo e infine a dargli uno spazio nel mondo esterno.

Nel lavoro di public speaking va messa al centro la comunicazione delle proprie competenze, attraverso l’esposizione di una situazione da descrivere per cercare di trasformarla in un gesto più efficace, evitando le semplici opinioni e per andare agli elementi verificabili.

Il comunicatore deve curarsi di costruire un ponte fra le proprie risorse naturali, le proprie competenze ed il contesto dove avviene la propria comunicazione.

Cosa serve?
1, dare un corpo e una voce al nostro speaker,
La parola prima che contenuto é molto di più di esso, è gesto.
Un gesto a cui partecipa tutto il corpo, dai centri nervosi del linguaggio, ai muscoli coinvolti nella respirazione, al modo con cui avviene l’emissione del fiato che da volume ed espressione alla parola.

Il corpo non è organizzato a blocchi, è piuttosto una catena in cui muscolatura, sistema nervoso, e apparati interni viscere, reni, cuore e polmoni vaggiano insieme.
Bisogna aiutare il corpo a scoprire e a migliorare il sostegno che da all’espressione verbale.
Alain Valade definisce questa fase “mise en phase”, mettere a punto, fasare, il proprio sistema fisico, attraverso l’allentamento delle tensioni e l’orientamento del gesto il target del gesto.
Questa fase consente anche di incontrare le emozioni collegate ai propri gesti, dunque non è ginnastica, ma un vero e proprio incontro con sé, un lavoro che nasce dalla bioenergetica per entrare nel l’espressione corporea

2-Superata questa fase arriva il momento del confronto con il contenuto verbale, in cui vengono raccolti i materiali, definiti gli obbiettivi e il contesto, poche parole che nascondono tre universi complessi.
É il contesto che definisce gli obbiettivi e i materiali da selezionare: una cosa è vendere delle pentole porta a porta, un’altra cosa è la gestione del gruppo dei venditori e della loro performance, altra cosa ancora la valutazione dell’andamento delle vendite e la programmazione delle nuove strategie.

3-La costruzione della notizia viaggia in funzione del contesto e degli obbiettivi, ma quale che siano deve obbedire a due criteri: chiarezza e rispetto della complessità dei dati da trasmettere, in cui la prima deve confrontarsi con la seconda, se per bisogno di chiarezza si rinuncia alla complessità del messaggio il risultato sarà fuorviante per il fruitore. (Louis Hjelmslev)
La costruzione della chiarezza nasce dall’uso degli elementi che connotano il messaggio: le celebri “five W” ,(tradotte: chi, come, dove, come, quando e perché).
Alle “five W” va aggiunta l’intenzione di chi comunica, l’emozione che vuole trasmettere,
il tutto finalizzato al riconoscimento della qualità dello speaker da parte dell’ascoltatore.

Questa ultima affermazione mette in contatto “la mise en phase” raggiunta con la costruzione del messaggio preliminare.

4-Il messaggio pensato o scritto, scaletta o relazione che sia, va provato prima della sua “messa in scena”, per avere “la voix à sa main”, la padronanza della voce, bisogna “être en sa peau”, sapere stare nei propri panni, bisogna che il contenuto appartenga al suo attore, sia organico a sé stesso.

5-Andare in scena.
La comunicazione è fatta di tre elementi: input, medium, output.
L’attore è colui che emette il messaggio, (input),
il medium è il luogo e il modo attraverso cui il messaggio viene veicolato,
l’ascoltatore, (output), è colui che riceve il messaggio,
Ognuno di questi tre fattori produce “noises”, disturbi, per cui il rischio di disturbo in una comunicazione è controllabile, ma INEVITABILE,

la qualità dell’attore, attraverso la riduzione degli errori dovuti all’input, (preparazione dell”intervento) e la padronanza del mezzo (medium) consente di ridurre “il noise”.
Angoscia da prestazione, preoccupazione rispetto al contesto, gestione della tensione, in quanto rischi dell’attore hanno bisogno di un lavoro di preparazione e contenimento, che le esperienze psicocorporee aiutano ad affrontare,

La gestione del medium vuol dire sapere come far arrivare la propria voce, con o senza microfono, ricordare che è l’abito che fa il monaco, saper stare in scena, in luce, senza titubanze, inducendo l’emozione che si intende ottenere e “faire face aux média”, saper gestire la multimedialità di cui si ha bisogno,

L’output, l’ascoltatore, è lì per ascoltare, ma se l’attore a sua volta non sa ascoltare i messaggi, spesso sottili e indiretti, che gli invia l’altro, la sua comunicazione sarà solipsistica e non saprà accogliere il contrasto, capire se c’è “noise” o differenza di punto di vista, verificare il bisogno narcistico dell’ascoltatore o se necessita di un chiarimento, o di altro ancora.

6-Chi intende parlare in pubblico dovrebbe cercare di capire quale dei passaggi che abbiamo sottolineato è il suo punto debole e provare ad implementarlo, magari non da solo.

Un lavoro di public speaking superata una parte generale inevitabile prevede un percorso ad hoc che si costruisce intorno alla persona ed intorno allo specifico progetto che si intende realizzare.

Nota bibliografica
Alain Valade, le theatre de l’âme, ou l’art de se mettre en scéne dans la vie, intel édition Paris 1995

Dario Aquilina, Andare in scena con il Teatro dell’Anima, Roma 2022

Louis Trolle Hjelmslev, fondamenti della teoria del linguaggio, introduzione di Giulio C. Lepschy, Torino, Einaudi, 1968; 1980

Paul Watzlawick, Pragmatica della comunicazione umana, Adtrolabio 1967

Tony Buzan, Le mappe mentali e le relazioni personali, Frassinelli, 2008.

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