Quali sono le basi teoriche del Theodramma e del Teatro dell’anima
1) si può interpretare il funzionamento della psiche e dell’attività personale attraverso le funzioni teatrali di base: autore, attore, regista, spettatore e produttore, ove la mancanza di espressione di ciascuna di esse o di collegamento fra loro determina la difficoltà di espressione nella propria realtà di vita. (cfr D. Aquilina “Andare in scena con il teatro dell’anima 2022, quaderni del teatro dell’anima 2010)”
2) ognuno di noi è “parlato” dall’ambiente in cui vive nel momento, dalla storia personale e dalla cultura cui appartiene. Quindi i propri riferimenti culturali e simbolici non sono personali e nel momento in cui si riconosce tale patrimonio simbolico la propria capacità di espressione conquista una maggiore forza (cfr Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri 1977).
3) è indispensabile sviluppare un consolidamento della persona per passare da un piano prepersonale, ove c’è solo posto per la risposta ai bisogni di base, a un piano personale ove le istanze del soggetto e della sua affermazione nel mondo trovino spazio, e giungere infine a un piano transpersonale ove il soggetto recuperi la consapevolezza della sua appartenenza all’intera umanità e all’ambiente a cui appartiene (cfr K. Wilber, Psicologia integrale. Coscienza, spirito, psicologia e terapia, Crisalide 2014).
4) il soggetto deve poter sviluppare percorsi di espressione/condivisione ove la propria natura, il proprio nucleo possa esprimersi (cfr J. Hillman, Il codice dell’anima. Carattere, vocazione e destino, Adelphi 2009), ove mettere in gioco la propria caratterialità e superare la propria distruttività (cfr W. Reich, Analisi del carattere, SugarCo 1994).
5) la realizzazione di azioni sceniche aperte al pubblico aumenta l’empowerment del soggetto rispetto a sé, al gruppo, al contesto di vita, centra il gesto personale e il suo confronto nella realtà oggettiva oltre che nel mondo interno o nel gruppo.
(cfr Franco Passatore, Animazione dopo, Guaraldi, 1976; F. Passatore, C. Lastrego, F. Testa, Mi piace fare teatro, Mondadori 1987; D.Francescato, M. Tomei, G. Ghirelli, Fondamenti di psicologia di comunità, Carocci 2011).
6) gestire la dinamica di gruppo attraverso la comprensione della fase che sta attraversando, della funzione di ciascun partecipante rispetto all’obiettivo del gruppo, ritenendo che ogni cambiamento nasca dalla interazione legata al raggiungimento di un obiettivo, piuttosto che attraverso il solo processo di autoriflessione (cfr K. Blanchard, D. Carew, E. Parisi Carew: Costruire gruppi di successo, Franco Angeli 2016).