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Chi sono io? 

Chi sono  è una domanda complessa, che  rimanda ad un’altra ancora più difficile: come fare per a saperlo? 

Molto presto ciascuno scopre dell’imbarazzante differenza fra l’opinione che ha di sé stesso ed i propri risultati che non sempre coincidono con le proprie aspettative. E spesso prima che gli altri possano rimandarci qualcosa, capita di domandarsi il perché di quella non coincidenza.

Spesso l’ intenzione interna si scontra con il comportamento che dobbiamo avere di fronte ad un’offesa, o alla spinta ad aggredire. Spesso è necessario mediare fra la propria intenzione e la  azione che ne segue.

I meccanismi di gestione del desiderio e della frustrazione in rapporto con il mondo esterno sono spesso confusi.

Lo stesso mondo esterno non è un luogo rassicurante e omogeneo, e della sua variabilità bisogna farsene una ragione.

Il mondo interno per sua funzione specifica svolge attività che sono sia parallele, come il rapporto fra respiro e circolazione del sangue, che antagoniste, come il rapporto fra i muscoli con cui si cammina.

Ci sono funzioni che rispondono a bisogni, come il cibo, e funzioni che organizzano il proprio comportamento, come ad esempio la memoria.

Nonostante questo caos ciò che appare alla fine è un soggetto che si muove nel mondo con uno stato fisico che spesso lo sostiene nel raggiungimento dei suoi obiettivi più manifesti; quella complessità non lede la capacità di vivere dell’individuo, anzi spesso non viene nemmeno percepita.

Aiutare una persona che per certi versi non riesce a raggiungere quella immediatezza fra pensieri e azione, che soffre anche in uno solo dei mondi in cui si esprime spesso è una necessità urgente che nell’ultimo secolo ha stimolato il fiorire di azioni che hanno aiutato gli esseri umani ad uscire da quei disagi, talvolta anche in maniera caotica. È nata la psicologia clinica, anzi una pluralità di psicologie cliniche, ciascuna operativa e discretamente efficiente attraverso l’uso di due strumenti principali: l’osservazione e la relazione, entrambi usati in un contesto che è il colloquio clinico, con modi e spazi definiti dall’approccio clinico. 

Ci sono molti modi con cui un operatore può svolgere il colloquio, il theogramma vuole aiutare chi osserva ed incontra qualcuno in una relazione di aiuto ad avere uno strumento immediato e molto mobile per guardare una personalità e progettare come intervenire. 

Il Theogramma usa la metafora degli dei dell’Olimpo greco/romano per definire ciascuna funzione della personalità e del carattere.

Il theogramma si presenta come un questionario di opinione.

Le opinioni espresse nel questionario si trasformano in un grafico a forma di stella che evidenzia i punti chiari e oscuri di ciascuna personalità. Ognuno di noi contiene tutti gli dei, ovvero tutte le funzioni che essi rappresentano, ognuno è una stella che cerca un equilibrio fra tutte le sue funzioni, che riluce nella propria vita e incontra altre stelle.

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